Si
era messo a portare jeans stretti e magliette bianche e
aveva una certa capacità di sembrare sexy e seducente. Benché
la maggior parte dei suoi colleghi lo ricordasse come un
tipo riservato e timido, Jim riusciva a lasciare una traccia.
La sua cerchia di amici includeva alcuni dei più selvaggi
e radicali elementi della scuola di cinema e con quattro
di loro stabilì legami sempre più forti: Dennis Jackob,
John Da Bella, Phil Oleno e Felix Venable. Anche rispetto
allo standard di tolleranza dell'Università, questi cinque
risultavano apertamente radicali, bellicosi e ribelli così
come decisamente intellettuali.
Fu con Dennis, più adulto di lui che Jim discusse infinitamente
il lavoro del filosofo tedesco Nietzsche. Era particolarmente
impressionato da Dioniso. Durante una di queste discussioni
Jim citò la frase immortale di Blake “se le porte della
percezione venissero aperte tutto apparirebbe all'uomo per
quel che è veramente, cioè infinito”, che Adoiph Huxley
utilizzò poi nel titolo del suo libro “Le porte della percezione”.
Folgorato dall'idea, Jim disse che lui e John avrebbero
dovuto formare un duo e chiamarsi “the Doors (le porte):
aperte e chiuse”. L'idea non andò oltre la fase di un discorso
fra ubriachi. John Da Bella iniziò Jim allo studio dello
sciamanesimo e il soggetto lo affascinò. Michael Harner
scrisse in “La via dello Sciamano”: “con i suoi eroici sforzi
lo Sciamano aiuta i suoi pazienti a trascendere la realtà
ordinaria, compresa la percezione di se stessi. Lo Sciamano
mostra ai suoi ascoltatori che non sono emozionalmente e
spiritualmente soli nella loro lotta contro la malattia
e la morte. Lo Sciamano mette a disposizione i suoi poteri
e convince profondamente questa gente che un altro essere
umano è pronto ad offrire se stesso per aiutarla. In particolare
nel West, certi studenti hanno dimostrato molte volte di
poter facilmente essere iniziati alle basi fondamentali
di questo rituale.
Il
metodo tradizionale antico è così potente e entra così profondamente
nella mente umana che le abituali attitudini culturali,
sistemi e convinzioni sulla realtà diventano essenzialmente
irrilevanti”. Felix Venable era, a trentaquattro anni, lo
studente più anziano della Scuola di Cinema ed ebbe una
grande influenza sul giovane Jim. Era ribelle, litigioso
e enigmatico. La sua inclinazione per gli stravizi e per
le droghe era leggendaria e non ci volle molto perché anche
Jim cadesse sotto questa, qualcuno dice, diabolica influenza
bevendo enormi quantità di alcol e ingoiando tutti gli allucinogeni
su cui riusciva a mettere le mani. Jim trovava Felix affascinante
e, in qualche modo, affine. Altri amici ricordano che Jim
sembrò cambiare rapidamente dopo essersi associato con Felix.
Diventò dissero, fuori controllo, aggressivo e generalmente
troppo frastornato da sbornie o droghe per capire bene quel
che stava facendo. Sembrava più interessato a far bravate,
tentare imprese coraggiose e in generale a esibirsi che
non a quel che veramente succedeva intorno a lui.
Ad
essere sinceri, droghe come la marijuana e l'LSD non erano
considerate a quel tempo né illegali né pericolose. Comunque,
la tendenza di Jim all'uso di queste sostanze divenne rapidamente
qualcosa di più di una esplorazione giovanile trasformandosi
in una dipendenza che compensava la sua naturale timidezza
e la sua mancanza di fiducia in se stesso. Con sbornie e
droga lui si sentiva espansivo, spiritoso, intelligente,
diverso e coraggioso, un membro di un circolo esclusivo.
Era capace di essere infantilmente sgradevole e crudele
sia con gli amici sia verso gli sconosciuti. Droghe e alcol,
forse più l'alcol, tiravano fuori il lato oscuro di Jim
Morrison materializzandosi in un'altalena di momenti di
depressione e di euforia irrazionali, sensazione che a lui
piaceva. Cominciò a fare esperimenti con differenti cocktail
di droghe, arrivando addirittura a rubare la borsa di un
dottore e assumere tutte le medicine che vi erano dentro!
Felix, come lui, era sulla via dell'autodistruzione.
Il
bello, mistico sciamano che calò dalla soffitta non sembrava
per niente il Jim Morrison dei primi tempi. Era diventato
ancora più magro, i suoi capelli erano lunghi e i suoi occhi
neri riflettevano una forte fiducia in se stesso. Una fiducia
che non c’era prima di essere consolidata dal profondo,
quando cominciò a capire, o a credere, che la musica poteva
davvero diventare il veicolo per una nuova religione, con
lui nella posizione di alto prelato. Jim discusse il concetto
con Dennis Jackob, spingendosi fino al punto di cercare
un nome per il complesso. Gli piaceva il nome “the Doors”,
idea che aveva derivato dai concetti di Blake. Dennis era
interessato, ma non riusciva ad immaginare come l’idea potesse
avere un fututuo dato che Jim diceva che non era capace
di cantare e che Dennis non era per niente un musicista.
Alla fine però, un incontro casuale sulla spiaggia di Venice
mise Jim in condizioni di trasformare i sogni in realtà.
Nell’Agosto del 1965, Jim incontrò Ray Manczarek che viveva
a Venice, sulla spiaggia a Sud di Santa Monica, assieme
alla sua ragazza, Dorothy. Quando Jim gli disse che voleva
chiamare il suo complesso the Doors, Ray fu impressionato
in particolare per la relazione che il nome aveva con l’affermazione
di Blake “se le porte della percezione fossero davvero aperte,
gli uomini potrebbero vedere le cose come sono davvero:
infinite”. Ray usava parecchie droghe psichedeliche anche
lui e l’idea di usare un nome associabile al libro di Adolph
Huxley “le porte della percezione”, che era un anticipo
delle sue esperienze con la mescalina, gli piaceva da matti.
Acutamente, l’ultimo paragrafo del libro di Huxley recita:
“ma l’uomo che ritorna attraverso la Porta del Muro non
sarà mai lo stesso uomo che ne era uscito.
Sarà
più saggio e meno arrogante, più felice ma meno soddisfatto
in senso materiale poiché conscio della propria ignoranza
ma comunque meglio attrezzato per capire la connessione
tra le parole e i fatti, del ragionamento sistematico con
l’imponderabile che lui cerca, che è stato difficile capire,
da sempre.” Sia Ray che Jim stavano per intraprendere un
viaggio che li avrebbe portati faccia a faccia con la “porta”.
Ray si sarebbe accontentato di guardarla, ma Jim voleva
andare più là. Presto avrebbe toccato la maniglia della
“Porta” e immediatamente sarebbe diventato qualcosa di più
di un buon cantante, sarebbe diventato un rappresentante
di un’intera generazione e un originale ribelle del rock
& roll. Appena decise di andare verso la “porta”, era già
una leggenda. Benché Jim e Ray fossero decisamente diversi,
al punto da sembrare opposti, Ray pensava che la giusta
posizione nei confronti delle Grandi Questioni della vita
fosse da ricercare nello studio e nella pratica della meditazione
trascendentale, mente Jim era convinto che la via alla conoscenza
superiore stesse nello sciamanismo (stregoneria) e in un
forte uso di droghe psichedeliche. Ray fu abile abbastanza
per capire che razza di impatto le liriche di Jim avrebbero
avuto se lui fosse stato capace di scrivere le musiche giuste.
Inoltre stava sviluppando una forte simpatia per Jim e,
alla fine, gli chiese di andare da lui, con Dorothy. Dorothy
lavorava tutto il giorno, il che permetteva a Ray e Jim
di stare in pace e costruire le loro canzoni. Jim disse
di sì e cominciarono a lavorare. La prima cosa fu lavorare
sulle capacità vocali di Jim. Benché la voce fosse debole,
cantava bene e Ray pensò che questa debolezza di voce potesse
essere solo una questione di timidezza.
Credeva anche che, se anche solo un pò della personalità
enigmatica di Jim fosse stata comunicata ad un pubblico
assieme alla vice, ci sarebbero stati affari d’oro. Di conseguenza
Ray lavorò alla voce di Jim per settimane senza trascurare
di creare le musiche di accompagnamento, impegnandosi ore
e ore al giorno. Jim era molto realista e inizialmente considerava
l’idea di dare una musica alla sua povera voce, terribilmente
imbarazzante. In ogni caso, dopo settimane di incoraggiamento
e influenza da parte di Ray cominciò a rilassarsi benché
non arrivasse mai a considerare semplice esibirsi davanti
ad un pubblico.
Dopo
due settimane, Ray ebbe l’impressione che erano abbastanza
allenati per presentare Jim al resto del complesso “Rick
and the Ravens”. Andarono a casa dei genitori di Ray a Manhattan
Beach e Ray disse ai suoi fratelli che Jim sarebbe stato
il loro nuovo cantante. Rick e Jim Manzarek non mostrarono
lo stesso entusiasmo di Ray né avevano gli stessi piani
e non vedevano nessun potenziale né in Jim né nelle sue
liriche. Comunque si mostrarono d’accordo nel cercare di
lavorare con lui anche se pensavano che la cosa fosse destinata
a durare ben poso. Di fatto, per un pò si tennero lo scetticismo
dentro. Rick and the Ravens erano, a quel tempo, costituiti
dai tre fratelli Manzarek, Jim (all’armonica), Rick (alla
chitarra) e Ray (alle tastiere) con Jim come cantante. Gli
mancavano un basso e un batterista, dato che prima, in questi
ruoli avevano usato la gente disponibile a seconda del momento,
tutte le volte che avevano una esibizione. Ray capì subito
che se volevano costituire un complesso ragionevolmente
commerciale avevano bisogno di una sezione ritmica permanente.
Fu proprio in questo periodo che Ray incontrò
John Densmore al Centro di Meditazione Maharishi Yogi della
Terza Strada. Ray aveva discusso in questo centro il suo
progetto di formare un gruppo rock, proprio mentre John
Densmore stava cercando di fare il batterista. Ray spiegò
a John la storia e gli chiese se avrebbe voluto fare il
batterista in un complesso che non aveva ancora un batterista
e John ci saltò dentro al volo. John aveva vent’anni e viveva
ancora con i suoi. Si stava diplomando in musica al College
e benché gli piacesse molto cominciò ad avere seri dubbi
sul fatto di riuscire a mantenersi suonando. Anche se aveva
una specie di accordo con dei complessi, cercava sempre
di procurarsi qualcosa di più sicuro, quindi acconsentì
alla proposta di Ray. John Densmore scrisse a proposito
del suo primo incontro, nella sua autobiografia “Cavalieri
del Nubifragio”: “Lui (Ray) mi invitò giù dai suoi a Manhattan
Beach, per suonare. Io entrai dalla porta della casa sulla
spiaggia, proprio in tempo per sentire i suoi genitori criticare
il suo modo di vivere con una ragazza giapponese. Mi fermai
un attimo e dirottai sul garage. Stava arrivando Ray con
le sue cose da spiaggia e un fiorellino nel costume da bagno.
Si comportò amichevolmente. Con buona disposizione d’animo
apprezzai i suoi occhiali senza montatura, che mi sembrarono
all’ultima moda, molto intellettuali.
Mi presentò i suoi due fratelli, Rick il chitarrista e Jim
l’armonicista. Il complesso si chiamava Rick and the Ravens.
Il ventunenne Morrison era timido. Mi disse ciao e si ritirò
nel suo angolo. Mi sembrò che si sentisse a disagio con
i musicisti dato che non suonava niente. Mentre Morrison
se ne andava mestamente verso il garage a prendersi una
brirra Ray mi sogghignò come un orgoglioso fratello maggiore
e mi passò un pezzo di carta spiegazzata”. Su quel pezzo
di carta c’erano alcune liriche di Jim da cui sarebbe derivato
il singolo “Break on Through” e John cominciò subito a mettere
un pò di ritmo sulle indicazioni di basso che Ray aveva
già tracciato. Jim Manzarek si unì con l’armonica e così
fece Rick con una chitarra molto sfumata. Dopo poco, Jim
Morrison cominciò a cantare timidamente i primi versi e
la prima cosa che colpì John fu l’incredibile fascino del
cantante unito alla sua impressionante serietà. Cantava
guardando il muro, incapace di guardare qualunque altro
musicista negli occhi e, benché John trovasse Jim un pò
strambo, la prova finì su una nota alta e Jim disse che
potevano provare di nuovo per vedere fino a che punto si
poteva arrivare. Dopo una quindicina di giorni il complesso
registrò sei demo ai World Pacific Studios. Per un certo
periodo Rick and the Ravens erano stai sotto contratto con
l’Aura Records.
http://digilander.iol.it/1doors/biografia.html